top of page

YOGA COME PRATICA DI "EMBODIMENT"

Il pensiero occidentale, profondamente influenzato dal dualismo cartesiano che pone alla base del razionalismo moderno una radicale separazione tra mente e corpo, ha intimamente plasmato il modo in cui ci relazioniamo con il nostro corpo. La concezione che la mente possa addirittura condurre una vita autonoma e separata rispetto al corpo, si riflette inevitabilmente nel nostro approccio maturato verso la pratica corporea. Un’immagine emblematica di questa dissociazione sono le file di persone che corrono sui tapirulan mentre con la mente sono assorbiti da video musicali su monitor o dalle news del telegiornale.

Anche la maggior parte degli educatori fisici difficilmente considera il corpo più di un mero strumento in nostro possesso che possa essere trattato e manipolato al fine di migliorarne le performance e il raggiungimento di traguardi sempre più ambiziosi.

La questione del rapporto tra corpo e mente ha quindi radici culturali antiche. Nella tradizione yogica, come espressamente illustrato da Iyengar, uno dei maestri più riconosciuti per il suo contributo allo sviluppo dello yoga, il corpo non può essere separato dalla mente così come questa non può essere separata dall’anima: non si possono tra essi tracciare confini definiti.

Nel suo percorso di arrivo e adozione in occidente anche la pratica dello yoga ha subito una evidente deriva verso un approccio “fitness” e viene percepita come una pratica quasi esclusivamente fisica. Senza cadere nel banale clichè della divisione tra spiritualismo orientale e pragmatismo occidentale, è importante però evidenziare come il limitare la pratica dello yoga ad una semplice forma di potenziamento fisico ne riduca la possibilità di risvegliare una profonda consapevolezza del proprio corpo e una connessione intima con il movimento.

In contrasto con l’approccio “fitness” alla pratica dello yoga, troviamo l’approccio “embodiment” ovvero la capacità di abitare il proprio corpo con un’enfasi sul processo di autoconoscenza tramite l’esperienza corporea. Come “embodiment” intendiamo quindi più che una tecnica fisica un processo di approfondimento delle sensazioni, delle emozioni e della consapevolezza cinestetica come modo di comprendere come le diverse dimensioni dell’ IO - fisica, emozionale, cognitiva e spirituale – vengono espresse in maniera interdipendente attraverso il proprio corpo.

Questo può essere interpretato sia come l’effettivo raggiungimento di un evoluto stato di benessere che come il quotidiano processo di ricerca di questo stato.

Le tecniche base della pratica dello yoga: svadyaya (auto-osservazione), asana (posizione), pranayama (respiro consapevole), vinyasa (movimento sincronizzato) e shavasana (rilassamento finale) sono alla radice dello sviluppo del percorso di “embodiment”.

L’esperienza di due persone che eseguono la stessa identica posizione di yoga, sarà radicalmente diversa in base alla percezione intima di quello che stanno facendo. Un approccio “embodied” fornisce ai praticanti occidentali una cornice che permette di comprendere i livelli più sottili e profondi della tradizione yogica e immergersi in una nuova forma di pratica corporea.

L’obiettivo non è la perfezione della posizione, né diventare iperflessibili o riuscire a stare ore a testa in giù: l’obiettivo è creare spazio lì dove una volta c’era un blocco, apprezzare il proprio corpo e diventare consapevoli della mente e del rumore che essa crea. Ci accingiamo alla pratica dello yoga non per raggiungere un traguardo, ma per accrescere la nostra capacità di sentire, di abitare il nostro corpo grazie ad un viaggio verso l’interno.


Autrice -Nevena Budimir

Sono nata a cresciuta in Serbia dove mi sono laureata in lingua e letteratura ispanica, per poi dedicarmi all’organizzazione di eventi letterari oltre ad aver pubblicato alcune antologie di poesia presentate in festival internazionali. Parallelamente mi sono diplomata in Hata Yoga perfezionando poi i miei studi in Prana Vinyasa Yoga Flow con Shiva Rea e Andrew McAuley e proseguito con diversi stili di pratica, in particolare approfondendo il metodo di Angela Farmer.

Così come la poesia è in ultimo l’esplorazione delle sfumature dell’animo umano, allo stesso modo lo Yoga rappresenta per me uno strumento per esplorare le sfumature del movimento e l’arte dell’ascolto. E’ questa la visione con cui cerco di contribuire allo sviluppo del metodo Natked.




123 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page