In un contesto in cui tutto sembra ormai artificiale, dalla forzatura degli elementi tecnici e dei protocolli negli allenamenti all’utilizzo massivo di macchine e tecnologie per allenarsi e per tracciare i progressi, emerge la volontà e il desiderio di riappropriarsi di un modo di muoversi e allenarsi più naturale, più essenziale, più rispettoso delle potenzialità e caratteristiche che il nostro corpo umano ci suggerisce.
Non si tratta di vero e proprio “ritorno” perchè senza dubbio non vogliamo perdere quello che abbiamo distillato in termini di conoscenza attraverso migliaia di studi ed esperienze. Si tratta di un nuovo inizio in cui si ritorna ad una pratica e visione più essenziale consapevoli del tragitto fatto, sembra necessario snellire, ripulire, avvicinarsi ad approcci più minimalisti. Ma cosa significa tutto questo?
Il delirio della conoscenza specialistica ci ha portato in una sorta di labirinto di informazioni, il fatto che il principio della conoscenza scientifica e statistica abbia il totale dominio insieme allo sviluppo continuo di tecnologie sempre nuove e al loro posizionamento in primissimo piano nella scala delle priorità di ogni individuo o atleta ci ha fatto semplicemente perdere di vista elementi essenziali e molto più semplici.
Per dare un’immagine concreta, comica e al tempo stesso realistica, immaginate un soggetto che preoccupato della necessità di avere una alimentazione più sana si perde nella ricerca di un frullatore di altissima qualità per fare i suoi smoothies oppure dell’hamburger vegetale con i valori nutrizionali più validi oppure ancora nell’acquisto dello smartwatch più potente e affidabile. Nulla di male in tutti questi accorgimenti, ma non è forse il caso di concentrare il 99% delle energie mentali e del tempo verso il cuore della questione? Come cambio il mio stile di vita sregolato? Quali cibi semplici e non elaborati devono dominare nella mia dieta?
Anche nel movimento quotidiano e nel modo di allenarci per restare in forma questi scenari paradossali si vedono di continuo.
Dobbiamo ora distinguere che riappropriarsi di un modo di muoversi più naturale richiede un forte intervento rispetto allo stile di vita nel suo insieme mentre fare delle sessioni di allenamento in cui ci si muove in modo naturale (quindi più funzionale) è un secondo tema.
Per accedere ad un reale cambiamento in termini di movimento quotidiano dovremmo ipotizzare una situazione ottimale, ad esempio:
Camminare almeno due ore al giorno
Stare seduti meno di 5 h al giorno
Garantirsi uno stile di vita dinamico e mantenere delle dimensioni di gioco con il corpo
Mantenere una forza e condizione strutturale del corpo sufficiente
Mantenere una capacità cardiovascolare sufficiente per piccole sfide extra-ordinarie
Frequentare spesso luoghi naturali in cui nuotare, passeggiare, arrampicarsi, esplorare
Si tratta di un semplice esempio ispirato dal passato e da come la civiltà ha deteriorato, da un certo punto di vista, il nostro movimento, inteso come stile di vita.
Questi sei elementi andrebbero adattati ad un contesto reale, ad esempio, un uomo che lavora full time in ufficio, ne potrebbe conseguire una strategia di questo tipo:
Camminare almeno 10 ore alla settimana (camminata decisa senza continue interruzioni)
Evitare posizioni sedute nel weekend per più di un’ora di fila, alzarsi ogni mezz’ora per qualche passo durante la routine settimanale, mantenere una posizione ottimale mentre si sta seduti alla scrivania
Garantirsi uno stile di vita dinamico e mantenere delle dimensioni di gioco con il corpo (questo rimane uguale, ad esempio facendo sport in modo ragionevole, individuando le tipologie e modalità ottimali, stimolando la mente con situazioni di dialogo e ragionamento in opposizione alla anestesia cerebrale stile televisione)
Mantenere una forza e condizione strutturale del corpo sufficiente con piccole routine di allenamento e periodici check per correggere eventuali piccoli vizi posturali o rigidità
Mantenere una capacità cardiovascolare sufficiente per piccole sfide non quotidiane. Fare sport e sessioni di allenamento almeno tre volte a settimana.
Frequentare spesso luoghi naturali in cui nuotare, passeggiare, arrampicarsi, esplorare.
Questo primo livello di attenzione risulta fondamentale per non perderci il gusto di agire in maniera equilibrata su tutto il panorama e non solo su alcuni dettagli.
Il secondo grande tema è invece la possibilità di muoversi in modo naturale inteso come pratica continuativa e sensata, come allenamento.
In questo caso le mappe attraverso cui orientarsi sono molte e quindi anche i punti di vista che ne conseguono. Osservando la storia dell’uomo e le sue abitudini e insieme la sua anatomia e biomeccanica possiamo ottenere un grande contenitore di movimenti che possiamo definire come naturali, in questo caso la grande differenza sta nella capacità di individuare il volume/frequenza e l’intensità attraverso cui utilizzare questi movimento naturali.
Prima di arrivare al nostro elenco di movimenti naturali facciamo un esempio per chiarire quest’ultima osservazione: nuotare è un’attività naturale per l’uomo nel senso che sicuramente ogni volta che si trova in un bacino d’acqua diventa uno strumento con cui spostarsi e attraverso cui sopravvivere, ma evidentemente non siamo pesci e la ripetitività troppo alta di un gesto come la bracciata (come avviene negli atleti olimpionici) tende a consumare delle unità della spalla ben oltre il “normale” processo di invecchiamento di una articolazione omero-scapolare, da questo ne consegue che sarà intelligente e naturale imparare a nuotare e richiamare il pattern periodicamente ma non sarà così naturale fare 5h di nuoto alla settimana.
Tantissime obiezioni possono essere fatte a quanto scritto sopra perchè tanti studi scientifici dicono cose differenti, l’importante in questo caso è infatti metterci d’accordo sul principio globale attraverso cui comprendere come impostare una vera pratica di movimento naturale, l’uomo nasce come bipede obbligato su terraferma quindi avrà molta più priorità questo ambito di movimento rispetto a quello in acqua, entriamo nell’ottica di una stratificazione in cui i movimenti viaggiano dal più naturale al meno naturale, ovvero il più specialistico/artificiale (inteso come forzato rispetto ad una dinamica spontanea della biomeccanica del corpo).
Descriveremo di seguito una serie di movimenti catalogabili come naturali, in scala progressiva, partendo dal più fondamentale.
Camminare in modo lineare non
Utilizzare gli arti superiori per afferrare, indicare, spostare, sollevare oggetti di varia grandezza
Sedersi su una sedia
Sedersi per terra
Sdraiarsi a pancia in giù e in su
Nuotare
Arrampicare
Correre per brevi tratti in mod esplosivo e non
Saltare e atterrare
Sicuramente alcuni movimenti quotidiani importanti e più specifici non sono nell’elenco ma in termini generali dovremmo avere una buona fotografia d’insieme.
A questo punto arriva una domanda molto interessante…
Come costruisco una sessione che sia un vero allenamento di movimenti naturali? Sedendomi sulla sedia 100 volte di seguito?! Forse no…
Quindi si apre un’area di studio che ci interroga su quali parametri dobbiamo mettere in risalto per allenare e mantenere un corpo funzionale e più naturalmente prestante possibile.
Esistono diversi strati/livelli di pratica che vanno a lavorare su caratteri e parametri differenti.
Proviamo a riassumere in modo schematico, indicando qui sotto questi strati fondamentali per costruire una “routine” che includa tutto quello che è necessario per ottenere un vero “natural movement training”.
Movimenti che possono/dovrebbero essere eseguiti senza limiti di quantità e non sotto un certo livello minimo
Camminata lineare e non.
Micro/macro movimenti articolari basici (ad esempio movimenti delle dita oppure del tronco per orientare lo sguardo etc.)
Movimenti che vanno eseguiti quando necessario oppure con bassa frequenza per verificarne la funzionalità non sotto/sopra un certo livello di quantità
Sedersi su diverse superfici
Sdraiarsi a terra
Rotolare sul pavimento
Schivare qualcosa o riprendere l’equilibrio su un terreno non perfettamente stabile
Sollevare pesi di medio/bassa entità in molte traiettorie e con prese differenti
Lanciare oggetti e mirare in una specifica direzione
Trasportare oggetti pesanti
Arrampicare in situazioni semplici/scavalcare pareti e oggetti non troppo complicati
Nuotare con uno stile efficace con una resistenza minima indispensabile per più minuti
Movimenti che vanno eseguiti con molta cura tecnica e graduando bene intensità e volume per preparare il corpo agli stress potenziali e a eventuali attività sportive
Spingere, tirare, staccare, affondare, accosciare con accorgimenti biomeccanici in relazione alle diverse tipologie di stimoli che si vogliono dare (meccanici/nervosi/cardiovascolari etc.)
Movimenti di esplorazione più o meno atletici che stimolano la creatività e la reattività del nostro sistema.
In questo contesto rispettando sempre la propria sensibilità e quindi i propri limiti è possibile di-vertirsi e quindi uscire completamente dal box della routine provando sport oppure attività come la danza e la lotta. Fondamentale per rimanere in quel perimetro che noi vorremmo stabilire come movimento naturale per l’uomo moderno è la capacità di non praticare facendo si che la performance e i protocolli prendano il sopravvento rispetto alla nostra cura personale del sistema corpo, in questo senso la scelta del coach, dell’intensità, della gradualità e della frequenza degli allenamenti sarà determinante.
(tutti questi strati e livelli di pratica sono inclusi nella visione e nella metodologia Natked, che insegniamo attraverso la Natked Academy)
Si vedono spesso contesti in cui il movimento naturale è considerato come gattonare o arrampicarsi sugli alberi oppure fare delle specie di coreografie schematiche di danza, tutto questo è molto interessante e bello, emerge la volontà umana di tornare a qualcosa di più essenziale e realmente utile. Inevitabilmente però molto spesso le idee e i trend del mercato sono approssimative e quando sorgono da studi poco approfonditi appaiono anche come proposte ed approcci troppo stupidi in relazione alla meravigliosa complessità del corpo umano e della sua relazione con le infinite variabili dell’uomo che inventa e cambia sempre il suo stile vita trasformando anche l’ambiente circostante.
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